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Smartphone Android: è scattata la grande corsa all'annuncio

di Gianni Rusconi

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12 DICEMBRE 2008

Qualcuno parla già di rischio abbuffata. Nel senso che i produttori e gli operatori pronti ad annunciare i rispettivi nuovi modelli di telefonini basati sulla piattaforma open source di Google sono tanti, forse già troppi. L'ipotesi ha del paradossale visto e considerato che al momento di googlefonino sul mercato ce n'è uno solo, il G1 di Htc che propone a listino T-Mobile e che si dice possa toccare quota un milione di pezzi venduti entro fine anno. La corsa al rilascio, però (ed è qui che trova fondamento il sospetto di cui sopra), è pronta a scatenarsi anche alla luce della recentissima nuova infornata di adesioni (16 aziende) alla Open Handset Alliance capeggiata da Google. Sony Ericsson, una delle autorevoli new entry, ha fatto chiaramente intendere che il lancio del suo primo terminale Android – la casa nippo svedese ha già annunciato prodotti con sistema operativo Symbian e Windows Mobile, che si aggiungono a quelli basati su piattaforma Uiq – non tarderà troppo e pare che il "d-day" sia fissato per la prossima estate. I soliti bene informati si sono già sbilanciati nel dare indicazioni sulla natura di questo terminale, che dovrebbe essere inizialmente di fascia alta e fare parte della famiglia Xperia (la linea che ospita il primo smartphone Windows di Sony Ericsson).
Per un produttore di prima fascia che entra decisamente in gioco e un altro – Motorola – che sembra ben avviato a farlo, ve ne sono altri (che fanno parte dell'alleanza) ancora fermi alla finestra: Samsung, Lg Electronics, e le nuove entrate Asus, Huawei e Toshiba devono infatti rivelare i rispettivi piani e alcuni analisti hanno subito avanzato alcuni interrogativi interessante. Quale sarà l'effettivo utilizzo di Android negli smartphone che saranno lanciati nel 2009 e 2010? I principali produttori (che hanno già a catalogo modelli che utilizzano altri sistemi operativi) si limiteranno a lavorare sul codice sorgente della piattaforma open source di Google o la utilizzeranno "solo" come base portante per lo sviluppo di nuovi dispositivi? In attese delle dovute risposte, che avremo entro la primavera del 2009, la Gphone mania sembra aver attecchito in estremo Oriente.

Cina, Giappone e Corea: la terra promessa dei telefonini open source?
La palma di primo apparecchio Android a vedere il mercato cinese va al modello i6-Goal, prodotto da Qigi Future Technology per TechFaith Wireless, entrambi nomi di spicco nel panorama telco del grande Paese asiatico. Lo smartphone in questione, da quanto si è appreso ufficialmente dalle due compagnie, avrebbe dalla sua uno schermo touchscreen, funzionalità Gps, accesso alla posta elettronica (Gmail) e connettività Internet. Potrebbe debuttare all'inizio del 2009. Un'altra grande firma delle telecomunicazioni "made in China", e cioè Huawei, avrebbe ormai fissato il lancio del suo personalissimo googlefonino entro la prima metà dell'anno prossimo e stando alle indiscrezioni più attendibili il partner telefonico dovrebbe essere Vodafone.
Spostandosi in Giappone, a muovere i passi in direzione di Android è stata di recente
Ntt DoCoMo, che ha annunciato in collaborazione con la sudcoreana Ktf (di cui il gruppo nipponico detiene il 10% del pacchetto azionario) lo sviluppo di un telefono basato sulla piattaforma operativa di Google. Il lancio di questo terminale è fissato per il 2009 e a quanto sembra DoCoMo lo offrirà con un prezzo di listino inferiore del 20% rispetto ad altri modelli di pari categoria. Indiscrezione, questa, che confermerebbe lo status di prodotto "low cost" del googlefonino nell'ambito degli smartphone. Nel solco tracciato da DoCoMo dovrebbe quindi muoversi anche la seconda maggiore compagnia telefonica del Sol Levante, e cioè Kddi, anch'essa membro della Open Handset Alliance.

Kogan Agora, il googlefonino australiano è "unlocked"
Prima delle novità destinate ai mercati di Cina, Corea e Giappone, dovremmo vedere in commercio gli smartphone Agora della società australiana Kogan Technologies . Due le versioni in vendita dal prossimo 29 gennaio (ma sono sin d'ora ordinabili su Internet) e costano l'equivalente di circa 150 e 200 euro. Prezzi anche in questo caso decisamente a buon mercato tanto più che non sono previsti (almeno così sembra) blocchi operatore e relativi contratti blindati da sottoscrivere. Il che significa poterli utilizzare anche con una Sim card di un gestore telefonico italiano. I due terminali hanno in comune una tastiera Qwerty retro illuminata, un display touchscreen da 2.5 pollici, una fotocamera da 2.0 megapixel, la connettività Bluetooth e il supporto delle reti mobili Umts/Hsdpa, oltre che dell'accesso immediato alle varie applicazioni mobili targate Google (Search, Gmail, Google Talk, Maps, Calendar e altre ancora). Sul modello Pro, quello più costoso, sono di serie anche il ricevitore Gps e il modulo Wi-Fi.

Un Gphone "aperto" per gli sviluppatori
Ad alcuni addetti ai lavori la notizia non ha destato grossa sorpresa, forse perché convinti del fatto che Google avesse in canna questa mossa da un po' di tempo. Sta di fatto che il colosso di Mountain View ha deciso di aprire le porte del suo primo smartphone a un pubblico più vasto lanciando Android Dev Phone 1, e cioè una versione "sbloccata" e leggermente diversa anche esteticamente del modello G1 venduto da T-Mobile (a partire da 179 dollari con l'obbligo di sottoscrizione di un contratto di 24 mesi). Questo apparecchio, già in vendita anche in alcuni Paesi europei (Italia esclusa), è indirizzato ai solo utenti "qualificati" come sviluppatori per la piattaforma Android e ha due prerogative: costa 424 dollari una tantum (399 dollari per il terminale e 25 per la registrazione) e il suo firmware è modificabile. L'obiettivo di Google è abbastanza chiaro: offrire condizioni privilegiate alla comunità degli sviluppatori per lavorare liberamente e in modo del tutto personalizzato sul software del dispositivo chiedendo loro in cambio un contributo fondamentale per la creazione di quell'ecosistema di applicazioni (Android Market) che vuole replicare e possibilmente sovrastare quello che Apple ha edificato per il suo iPhone.

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